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La storia della bella tazza di tè

  • Alina Dohotaru
  • 10 mag 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Una bellissima storia racontata dal romeno Arsenie Boca, per chi nella vita attraversa momenti di sofferenza.

Una signora vede in un antiquariato una bellissima tazza di tè. Iniziò a guardarla ed essa cominciò a parlare:

- Tu non puoi capire. Non sono stata dall'inizio una tazza di tè. Una volta, ero solo un grumo di argilla rossa. Il maestro mi ha preso e mi ha schiacciata, mi ha picchiata forte, più volte mi tormentata. Io ho gridato: "No!" "Non mi piace!" "Lasciami in pace!», ma il mastro mi sorrise e mi disse delicatamente: «Non ancora."


Poi mi ha messa su una ruota e mi ha girata, girata, girata. "Fermati! Mi gira la testa! Starò male!", gridai. Ma il maestro annuì e disse piano: "Non ancora". Mi ha girata, mi ha impastata, mi ha colpita e modellata fino ad ottenere la forma che aveva in mente, e poi mi ha messa in forno. Non ho mai sentito così tanto calore! Ho pianto, ho bussato e la porta urlando "Aiuto! Tirami fuori di qui!". Potevo vederlo attraverso un'apertura e ho potuto leggere le labbra, mentre scuoteva la testa da una parte all'altra: "Non ancora" Quando ho pensato di non farcela più, la porta si aprì. Il maestro mi tirò fuori con attenzione e mi mise sullo scaffale ... ho cominciato a rinfrescarmi. Oh, mi sentivo così bene! "Bene, molto meglio", ho pensato.


Ma dopo essermi raffreddata, mi ha presa e mi ha colorata ovunque. Gli odori erano orribili. Pensavo di soffocarmi e mi sono lamentata: "Oh, per favore, basta, basta!". Lui annuì e disse: "Non ancora" Poi, improvvisamente, mi ha messo di nuovo in forno. Ma ora non era come la prima volta. E' stato due volte più caldo e mi sono sentita soffocare. L'ho suplicato, ho insistito, ho urlato, ho pianto ... ero convinta che non ce l'avrei fatta! Ero pronta a rinunciare. Proprio in quel momento la porta si è aperta, il maestro e mi ha tirata fuori e di nuovo mi ha messa sullo scaffale, dove mi sono raffreddata. Ho aspettato e aspettato, chiedendomi "Che cosa sta per farmi".


Un'ora più tardi, mi ha dato uno specchio e mi ha detto: "Ora guardati". E ho guardato. «Non sono io; non posso essere io ... E 'bella. Io sono bella!"


A quel punto il maestro mi disse parlando piano: "Voglio che non dimentichi una cosa: so che stavi male quando ti ho laminata, impastata, colpita, filata, ma se ti fossi lasciata in pace, ti saresti asciutta. So che avevi le vertigini quando ti ho messo sulla ruota, ma se mi fossi fermato, ti saresti sbriciolata. So che faceva male ed era molto caldo e scomodo nel forno, ma ti ho dovuta mettere lì, altrimenti ti saresti incrinata. So che sentivi un brutto odore quando ti ho spazzolata e colorata ovunque, ma se non l'avessi fatto, tu non ti saresti mai davvero indurita e non saresti brillante. Se non ti fossi messa per la seconda volta nel forno, non saresti sopravvissuta tanto. Ora sei un prodotto finito. Sei quello che avevo in mente la prima volta che ho iniziato a lavorare con te."




 
 
 

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